Oziorrinco: comprenderlo e difendersi
Nutrendosi di moltissime piante, noi appassionati di verde ne abbiamo il terrore, ma come possiamo combatterlo? L’unico modo è capire come si comporta e agire di conseguenza. Ed ecco perché io e Sandro Degni abbiamo scritto questo articolo.[/vc_column_text][mk_padding_divider][vc_row_inner][vc_column_inner width=”1/3″][vc_single_image image=”10541″ img_size=”full”][vc_column_text el_class=”dida” css=”.vc_custom_1614246758085{margin-bottom: 0px !important;}”]È un coleottero notturno, ma spesso lo troviamo nella pagina inferiore della foglia, in questo caso della Gillenia trifoliata[/vc_column_text][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2/3″][mk_fancy_title size=”” line_height=”” margin_top=”10″ margin_bottom=”0″ font_family=”none”]Il ciclo biologico dell’oziorrinco[/mk_fancy_title][vc_column_text css=”.vc_custom_1614246815628{margin-bottom: 0px !important;}”]In Italia troviamo soprattutto l’Otiorhynchus rugosostriatus, O. cribricollis e O. sulcatus, chiamato anche oziorrinco della vite, che ama molto le nostre care piante. Per fortuna queste diverse specie si comportano in maniera simile e, sempre per fortuna, le larve del sulcatus sono le meno voraci di radici.
Ma come avviene la riproduzione? Qui potresti stupirti perché le femmine si riproducono senza fecondazione (partogenesi) e quindi basta un solo esemplare per, poi, ritrovarcene molte altre l’anno successivo.[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][vc_column_text css=”.vc_custom_1614246865752{margin-bottom: 0px !important;}”]Le larve svernano nel terreno, diventeranno pupe e intorno al mese di maggio avverrà lo sfarfallamento degli esemplari adulti. L’oziorrinco adulto in pochi mesi mangerà davvero molte foglie durante la notte. Infatti, spesso non vediamo il coleottero, ma quello che ha fatto tra il tramonto e l’alba. In seguito, in estate deporrà le uova che in breve tempo diventeranno larve.[/vc_column_text][vc_single_image image=”10542″ img_size=”full”][vc_column_text el_class=”dida” css=”.vc_custom_1614247062837{margin-bottom: 0px !important;}”]Trovata per caso in un vaso, molto probabilmente è una larva di oziorrinco molto ghiotta delle radici delle nostre piante, soprattutto di Heuchera, Tiarella e similari[/vc_column_text][mk_padding_divider][vc_row_inner][vc_column_inner][mk_fancy_title size=”” line_height=”” margin_top=”10″ margin_bottom=”0″ font_family=”none”]I nematodi per la lotta biologica[/mk_fancy_title][vc_column_text css=”.vc_custom_1614247260965{margin-bottom: 0px !important;}”]I nematodi sono dei microscopici vermi, non visibili a occhio umano, e in particolare sono i nematodi entomopatogeni che ci vengono in aiuto. Infatti, loro sono in grado di parassitizzare gli insetti dannosi, come l’oziorrinco. Le specie di nematodi entomopatogeni più utilizzate sono Steinenernema feltiae, S. Carpocapsae, S. Kraussei, Heterorahabditis bacteriophora e H. Megidis.
I due periodi migliori per effettuare il trattamento sono la primavera (marzo-aprile) quando l’oziorrinco è sotto forma di larva e a fine estate sulle nuove larve (settembre-ottobre). Per utilizzare al meglio i nematodi, oltre ad aver letto le istruzioni d’uso, di solito viene consigliato di effettuare il trattamento nelle ore fresche della giornata, quando le temperature sono tra 18 e i 22 gradi, e mantenendo il terreno costantemente umido.
I nematodi agiscono in simbiosi con un batterio che, infiltrandosi all’interno della larva, aiutano il nematode stesso a colonizzarlo e, letteralmente, a consumarlo dall’interno. Una volta giunto a conclusione della sua funzione, i nematodi lasciano l’ospite alla ricerca di nuove prede.[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][vc_row_inner][vc_column_inner width=”1/3″][vc_single_image image=”10540″ img_size=”full”][vc_column_text el_class=”dida” css=”.vc_custom_1614248903591{margin-bottom: 0px !important;}”]I danni che l’adulto di questo coleottero crea è abbastanza conosciuto e divora gran parte del fogliame, in questo caso di un Epimedium grandiflorum[/vc_column_text][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”2/3″][mk_fancy_title size=”” line_height=”” margin_top=”10″ margin_bottom=”0″ font_family=”none”]Altri metodi per combattere l’oziorrinco[/mk_fancy_title][vc_column_text css=”.vc_custom_1614247496594{margin-bottom: 0px !important;}”]Al momento, i nematodi entomopatogeni rappresentano il modo più efficace per combattere questo coleottero nello stadio larvale. Vivaisti e professionisti del settore, parlando di questo flagello che gli affligge, hanno detto che utilizzando alcuni prodotti chimici, l’oziorrinco tende ad abituarsi e adattarsi di conseguenza; il primo anno andrà bene, il secondo anno l’effetto del prodotto sarà di gran lunga inferiore.
In stadio adulto, l’oziorrinco si riesce a combattere bene con l’azione meccanica: basterà uscire di sera con un secchio e scrollare i rami. Per fortuna questo coleottero non è molto agile, anzi, appena toccato, per difesa, cade e si arriccia su sé stesso. Inoltre, non può volare e quindi la sua capacità di espansione è limitata rispetto ad altri insetti.[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][vc_column_text css=”.vc_custom_1614247558782{margin-bottom: 0px !important;}”]Esiste anche un’altra alternativa per combattere gli adulti e si fa con un fungo. Si chiama Metarhizium anisopliae e attacca esclusivamente gli insetti. Essendo un fungo bisogna garantirgli delle condizioni ottimali: umidità, escludendo l’utilizzo in pieno sole e evitando le estati torride. Con le sue spore, colonizza la cuticola degli insetti e su di essa produce ife (i tipici filamenti allungati dei funghi) che entrano e causano la morte dell’insetto. È molto utile anche contro tripidi, aleurodidi (mosche bianche), acari e zecche.[/vc_column_text][vc_single_image image=”10537″ img_size=”full”][vc_column_text css=”.vc_custom_1614247609827{margin-bottom: 0px !important;}”]In linea generale, la lotta biologica non è una soluzione risolutiva (come neppure i prodotti chimici) e sicuramente servirà più di un trattamento, ma tiene sotto controllo, e di molto, la popolazione di questi coleotteri, oltre a non danneggiare l’ecosistema e le nostre piante.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/4″][vc_widget_sidebar sidebar_id=”sidebar-1″ el_id=”sidebar-border”][/vc_column][/mk_page_section][mk_page_section sidebar=”sidebar-1″][vc_column][mk_fancy_title tag_name=”h3″ color=”#38cb97″ size=”” line_height=”” font_weight=”200″ txt_transform=”uppercase” margin_top=”50″ margin_bottom=”0″ font_family=”none”]Questi articoli potrebbero interessarti[/mk_fancy_title][the_grid name=”Post consigliati Categoria X”][/vc_column][/mk_page_section]